Come venne costruito l’esercito di terracotta di Xi’An?

Come venne affrontata la grande costruzione dell’esercito di terracotta posto all’interno del Mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huangdi? Il processo di fabbricazione dell’esercito coinvolse un grandissimo numero di persone che lavorava in squadra per creare una moltitudine di figure con misure il più simili possibile. Venivano eseguiti 9 passaggi per ogni personaggio:

  • 1: l’impasto dell’argilla derivata dal loess
  • 2: fabbricazione di braccia, mani, gambe e piedi attraverso stampi
  • 3: gambe e piedi realizzati con stampi pieni per dare maggiore stabilità alla struttura
  • 4: costruzione del corpo attraverso una spirale di argilla che veniva posta sulle gambe e caratterizzata poi da tutti gli elementi di ciascuna categoria del soldato
  • 5: costruzione della testa attraverso due stampi che si congiungevano sulla linea delle orecchie. Poi venivano aggiunte tutti gli elementi del viso (naso, baffi, sopracciglia, orecchie, copricapo e capelli)
  • 6: tutte le parti venivano cotte separatamente nei forni
  • 7: l’assemblaggio dopo che i pezzi si erano raffreddati
  • 8: tutti i personaggi venivano ricoperti con uno strato protettivo di lacca
  • 9: tutti i personaggi venivano dipinti

–  AH

 

The Sanctuary of Diana, between history and mythology

The sanctuary of Diana Aricina is an impressive sanctuary located on the southern shore of Lake Nemi, a few kilometers from Rome. Inside the sanctuary was worshiped the Diana Nemorense, a multifaceted goddess: hunting divinity (as Artemis), moon (as Selene), inferno (as Hekate), fertility (as Lucina) and tutor of the Bare women. Within this sanctuary were also worshiped two minor gods, Egeria Bride of Numa Pompilio and Virbio. Egeria would have been transformed by Diana into an aquifer source that would be recognized in the monumentalization of the water lily present in the sanctuary complex. Virbio, according to tradition, might be the young Hippolytom who escaped from Mother Pure and Father Teseo. Another interesting figure is the Rex nemorensis, the only character who could shoot armed inside the sanctuary because he had to constantly defend himself from the sudden attack of a fugitive slave who would have attacked his life to become the new rex ​​nemorensis, the temple priest . A sanctuary therefore rich in history, legends, traditions and mysteries. Worth to be seen? Absolutely yes!!
 
– AH

Il Santuario di Diana Nemorense, tra storia e mitologia

Il santuario di Diana Aricina è un suggestivo santuario situato sulla riva meridionale del lago di Nemi, a pochi chilometri da Roma. All’interno del santuario veniva venerata la Diana Nemorense, una divinità poliedrica: divinità della caccia (in quanto Artemis),  della luna (in quanto Selene), degli inferi (in quanto Hekate), della fertilità (in quanto Lucina) e tutelatrice delle donne partorienti. All’interno di questo santuario venivano venerate anche due divinità minori, Egeria sposa di Numa Pompilio e Virbio. Egeria sarebbe stata trasformata da Diana in una sorgente acquifera che sarebbe stata riconosciuta nella monumentalizzazione del ninfee presente nel complesso santuariale. Virbio, secondo la tradizione, potrebbe essere il giovane Ippolito sfuggito dalla madre Fedra e dal padre Teseo. Un’altra figura interessante è il Rex nemorensis, unico personaggio che poteva girare armato all’interno del santuario perché doveva difendersi costantemente dall’attacco improvviso di uno schiavo fuggitivo che avrebbe attentato alla sua vita per divenire il nuovo rex nemorensis, il sacerdote del tempio. Un santuario dunque ricco di storia, di leggende, di tradizioni e misteri. Da vedere? Assolutamente si!!

– AH

The history of “vampire town”

Transylvania, renowned for being the homeland of vampires, home to the dreadful
Count Dracula, an inhospitable land made of small remote villages. Land inhabited since the 5th century BC From the Agatirsi, as Herodotus tells us, ruled by King Oroles. It reaches its peak and its maximum extension with the king of Dacia Burebista, contemporaneous with the great dictator Giulio Cesare. History tells us that the Daci were forced to acknowledge the supremacy of Rome under Augusto, but in fact they were not subjected to it, and then they took every opportunity to plunder the cities in the Roman province and also to cross the frozen Danube during the winter. The expansionism of Rome in the Balkan Peninsula was the main reason for the conflict between Urbe and Dacia. This conflict exploded with the reign of Decebal, when Domitian was forced to conduct numerous military campaigns against the Dacians who had to pay an annual tribute to the empire. But surely the harshest conflict saw King Decebalo and Emperor Trajan opposed him, which led to Dacia two military campaigns widely described on the reliefs of the majestic Trajan column. In 271 the Roman Emperor Aurelian ordered the Roman army to abandon the Dacia Traiana and reorganized a new Dacia, called the Dacia “Aureliana” in the former Messiah Superior. No other power was able to exercise control over the region for a long time, until the Avari did not affirm their military supremacy. But surely the most discussed figure of the entire Transylvania is Vlad III of Valacchia known as Count Dracula. This title would be derived from the title obtained by his father, Knight of the Order of the Dragon, in the Roman “dracul”; From this moment on, Vlad III used the dragon as his symbol, and among the people began to turn strange voices on a presumptuous covenant with the devil, given its extremely fierce and fierce character that led to impale hundreds of people. One of the many legends that fomented his myth would tell Vlad’s mania to impale young virgins, from which the blood was spilled and then stored in amps spaced between the jars of wine and spirits. It would appear that the count loved to taste the “precious liquid” during the full moon nights and he loved offering it to his guests unknowingly. In short, traditions and myths that have handed down a somewhat scary picture of Count Vlad III of Valacchia.
– AH

La storia della “città dei vampiri”

La Transilvania, rinomata per essere la patria dei vampiri, casa del temibile conte Dracula, terra inospitale fatta di lande desolate e piccoli villaggi sperduti. Terra abitata dal V secolo a.C. dagli Agatirsi, come ci racconta Erodoto, governati dal re Oroles. Raggiunge il suo apice e la sua massima estensione con il re della Dacia Burebista, contemporaneao del grande dictator Giulio Cesare. La storia ci racconta che i Daci furono costretti a riconoscere la supremazia di ROma sotto Augusto ma in realtà non furono sottomessi, e colsero poi ogni occasione di saccheggiare le città nella provincia romana arrivando anche ad attraversare il Danubio ghiacciato durante l’inverno. L’espansionismo di Roma nella penisola balcanica fu il motivo principale di conflitto tra l’Urbe e la Dacia. Questo conflitto esplose con il regno di Decebalo, quando Domiziano fu costretto a condurre numerose campagne militari contro i Daci che dovettero pagare un tributo annuale all’impero. Ma sicuramente il conflitto più aspro vide contrapposti il re Decebalo e l’imperatore Traiano, che condusse in Dacia due campagne militari ampiamente descritte sui rilievi della maestosa colonna Traiana. Nel 271 l’imperatore romano Aureliano diede ordine all’esercito romano di abbandonare la Dacia Traiana e riorganizzò una nuova Dacia, definita la Dacia “Aureliana”, nella precedente Mesia Superiore.  Nessun altra potenza fu capace di esercitare un controllo sulla regione per molto tempo, finché gli Avari non affermarono la loro supremazia militare. Ma sicuramente la figura più discussa dell’intera Transilvania è Vlad III di Valacchia conosciuto come il Conte Dracula. Questo suo appellativo deriverebbe dal titolo, ottenuto da suo padre, di Cavaliere dell’Ordine del Drago, in Romeno “dracul”; da questo momento in poi Vlad III utilizzò il drago come suo simbolo e tra la popolazione iniziavano a girare strani voci su un presunto patto col diavolo, dato il suo carattere decisamente irruento ed efferato che lo portò ad impalare centinaia di persone. Una delle tante leggende che hanno fomentato il suo mito racconterebbe della mania di Vlad di impalare giovani vergini, da cui veniva spillato il sangue che veniva conservato poi in ampolle riposte fra i boccali di vino e di acquavite. Sembrerebbe poi che il conte amasse degustare il “prezioso liquido” durante le notti di luna piena e che amasse offrirne ai suoi ospiti inconsapevoli. Insomma, tradizioni e miti che hanno tramandato un’immagine a dir poco spaventosa del conte Vlad III di Valacchia.

– AH

 

 

The oldest poem of the world?

In all likelihood, the oldest poem of the world would seem to be the epic of Gilgamesh, Sumerian epic cycle engraved on twelve cuneiform clay tablets that would tell the adventures of Gilgamesh, a character in Sumerian mythology. It is believed that he had been King of Uruk around 2650 BC, but it was not possible to confirm his existence. The narration takes place around two prominent figures, Gilgamesh and Enkidu’s “Primitive Warrior”. He lived in the steppe and defended the animals from Uruk hunters. The hunters then decided to turn to their King Gilgamesh who sent the “Primitive Warrior” a sacred prostitute who started Enkidu to sex, making him ever closer to the world of men, abandoning the wild world that had marked him. Enkidu, convinced by the sacred prostitute, went to meet King Gilgamesh and their meeting resolved with a struggle in which Enkidu had the best. At this point, the two go to the Cedar Forest to go to seek imperishable glory by killing guardian Hubaba. Then the goddess of love fell in love with King Gilgamesh, but he did not want to give in to his advances and for this reason the goddess first invoked the Heavenly Taurus that disrupted the earth but was killed by the king and Enkidu, then decided to appeal to the deities that They fought for the death of Enkidu. Because together with the king they had killed two divine beings. Frightened by death, Gilgamesh seeks in vain for immortality, but the encounters made in his perceptions convince him that there is nothing to counter death. It is therefore not only the first epic ever written, but also the oldest reflection on the inalienable human condition.

– AH

Il poema più antico del mondo?

Con ogni probabilità il poema più antico del mondo sembrerebbe essere l’epopea di Gilgamesh, ciclo epico sumerico inciso su dodici tavolette di argille in caratteri cuneiformi che racconterebbe le avventure di Gilgamesh, personaggio della mitologia sumerica. Si crede che costui fosse stato re di Uruk intorno al 2650 a.C., però non è stato possibile confermarne l’esistenza. La narrazione si svolge attorno a due importanti figure, Gilgamesh e il “guerriero primitivo” Enkidu. Costui viveva nella steppa e difendeva gli animali dai cacciatori di Uruk. I cacciatori decisero allora di rivolgersi al loro re Gilgamesh che inviò al “guerriero primitivo” una prostituta sacra che iniziò Enkidu al sesso facendolo avvicinare sempre di più al mondo degli uomini, abbandonando il mondo ferino e selvatico che lo aveva contraddistinto. Enkidu, convinto dalla prostituta sacra, andò ad incontrare il re Gilgamesh e il loro incontro si risolse con una lotta nella quale Enkidu ebbe la meglio, ma riconobbe comunque la sua capacità di comando. A questo punto i due partono alla volta della Foresta dei Cedri per andare a cercare la gloria imperitura uccidendo il guardiano Hubaba. Poi la dea dell’amore si innamorò del re Gilgamesh ma costui non volle cedere alle sue avance e per questo motivo la dea invocò prima il Toro celeste che sconvolse la terra ma venne ucciso dal re e da Enkidu, poi decise di appellarsi alle divinità che patteggiarono per la morte di Enkidu. perché insieme al re avevano ucciso due esseri divini. Spaventato dalla morte, Gilgamesh cerca invano l’immortalità ma gli incontri fatti nelle sue peripezie lo convincono che non ci sia nulla che possa contrastare la morte. Si tratta quindi, non solo del primo poema epico mai scritto, ma anche la più antica riflessione sull’ineluttabile condizione umana.

– AH

Rome, capital of dirty and caos

But did you know that Rome, ancient Rome, was an extremely dirty and chaotic city? Looking at its splendid urbanism it would not seem like theaters and circuses, spas and bows, magnificent marble-covered buildings, amphitheatres, parks, sumptuous villas and statues everywhere. Yet often the appearance deceives, just like in this case. Many ancient authors complained of street dirt, nauseous odor that crossed the lanes due to laundries and markets. But not only, Rome was a very dangerous city, as Jovenal said. This author complained of continuous fires, thefts and murders. So we can probably infer, from the words of Jovenal and Martial, that Rome had a high crime rate. However, it is not necessary to generalize too much, there were also residential neighborhoods, quiet, quiet and clean, such as the Aventine. On the other hand, the poor neighborhoods abounded, especially two in particular: the Suburra, which was famous for prostitution and the Sambuco district, with rustic and desolate houses. We can conclude by saying that Rome was the cradle of art and luxury but also the capital of dirt and chaos.
– AH

Qui sont les Berbères? 


Les Berbères, également appelés Imazighen, « hommes libres » sont des gens qui vivent dans les pays d’Afrique du Nord comme le Maroc, l’Algérie, la Tunisie, la Libye. Leurs origines sont déjà connus de 20 000 à travers fossile, dit Mechta-Afalou. Dans l’antiquité, ils ont été appelés de différentes façons: Rbw, ṯḥnw et MSWs. De nombreux intellectuels berbères tracent leur calendrier en 950 avant notre ère, la date de l’accession au trône de Sheshonq Ier, fondateur de la vingt-deuxième dynastie d’Egypte. Pour en savoir vrais états berbères avec leurs rois et leur organisation sociale et la législation devrait attendre le troisième siècle avant Jésus-Christ. Il est connu que les royaumes de Numidie et de la Mauritanie qui ont perdu leur indépendance sous l’empereur Caligula. Dans l’histoire il y a eu plusieurs personnalités très importantes comme le berbère Massinissa, Jugurtha, Juba II, l’écrivain Apulée, saint Augustin, le pape Gélase Ier, empereur Settimio Severo. Important, et toujours la matrice berbère, est aussi le Jedar جدار en arabe, une collection de treize mausolées monumentaux construits à l’époque âgé de la fin du quatrième et huitième siècle après Jésus-Christ Bref, un peuple dont peu ou rien, mais qui est normalement connu comme une grande contribution à l’histoire de l’humanité avec leurs personnages et leur histoire. 

– AH

I berberi, chi sono?

I berberi, anche detti Imazighen “uomini liberi”, sono le popolazioni che vivono negli stati del Nord-Africa come il Marocco, Algeria, Tunisia, Libia. Le loro origini sono note già dal 20000 attraverso dei fossili, detti Mechta-Afalou. In antichità venivano chiamati in diversi modi: Rbw, ṯḥnw ed i mšwš. Molti intellettuali berberi fanno risalire il loro calendario al 950 a.C., data di ascesa al trono di Sheshonq I, iniziatore della XXII dinastia egizia. Per conoscere veri e propri stati berberi con propri re e propria organizzazione sociale e legislativa dovremmo aspettare il III secolo a.C.: si tratta di stati conosciuti come i regni di Numidia e di Mauritania che persero la loro indipendenza sotto l’imperatore Caligola. Nella storia sono esistiti diversi personaggi berberi molto importanti come Massinissa, Giugurta, Giuba II, lo scrittore Apuleio, Sant’Agostino, il papa Gelasio I, l’imperatore Settimio Severo. Importante, e sempre di matrice berbera, è anche il jedar in lingua araba جدار, un insieme di tredici monumentali mausolei costruiti nell’epoca tarda-antica tra il IV e il VIII secolo d.C. Insomma un popolo di cui normalmente si sa poco e niente ma che hanno dato un grande contributo alla storia dell’umanità con i loro personaggi e la loro storia.

– AH